martedì 23 dicembre 2008

.Val Street Journal.

Resoconto di una quasi settimana devastante:

Giovedì ho avuto il tanto nominato e sospirato colloquio che, ovviamente, non è andata come pensavo: sono stata liquidata in dieci minuti netti. Uno parla di pubblicità, si aspetta un ambiente piuttosto in, gente con la puzza al naso, le scarpe di Prada e le burzette di Gucci; invece ti apre il doppiatore di Topo Gigio, con una felpona di pile blu e l'aria di chi all'una del pomeriggio si è appena alzato dal letto e non ha ancora bevuto il caffè. Va be', aggiungere alla lista dei centoun modi per sentirsi inadeguata: vestirsi decentemente per la prima volta dopo mesi e trovarsi fuori luogo.
Insomma, mi hanno detto di tornare a casa, studiare e ripresentarmi più preparata, oppure rendermi conto che l'ambiente non faceva per me e lasciare perdere del tutto.
Volevo rifiutare il voto, come all'università. Anche se io in un'università non ci ho mai messo piede, al di là del fatto che nel contesto non centrava niente. Va bene, studierò e ritenterò la scalata al trenta e lode. Ok, ventotto. Ok, dai, almeno la sufficienza.
Il resto del pomeriggio, devo dire, sarebbe trascorso anche abbastanza serenamente: un paio di caffè con un paio di amici, gironzolare, tornare a casa. La mia autostima ha avuto anche un piccolo moto verso l'alto, quando mi sono accorta che gli uomini si girano ancora a guardarmi: nonostante l'inesorabile abbruttimento di questi ultimi anni, qualcosa si salva ancora o almeno così pare. Non fosse stato per il tizio strano che sul treno mi ha fissata tra due sedili per tutto il viaggio di ritorno e mi ha poi seguita fino alla macchina, mi sarei quasi convinta che valesse la pena sfoggiare un po' della femminilità che tendo a reprimere. E va be'.

Venerdì è stato l'apice: l'editore mi ha chiamata per dirmi che sicuramente non mi pagherà fino agli inizi dell'anno, che non può darmi anticipi e che non sa nemmeno se riuscirà a saldarmi l'intero importo in un'unica rata (ricordiamo al gentile pubblico che stiamo parlando di BEN 250,00 euri, sì, duecentocinquanta, siore e siori). Sul momento ho deciso non solo di non consegnare il lavoro di dicembre, ma anche di non lavorare più del tutto, senza manco avvisare. Mi terrò come compenso il computer che mi hanno passato. E che vadano a farsi fottere, non mi vedono più.
Ditemi quello che volete: che sono autolesionista, che sono pazza, che devo stringere i denti e sopportare, che sono senza lavoro del tutto ormai. Cazzo, almeno la dignità voglio salvarla. Lavoro, mi faccio il culo e devo anche sentirmi trattare così? Elemosinare uno "stipendio" (davvero ridicolo usare questa parola per una cifra così infima) che merito, che sudo, che mi spetta e che comunque non mi permette di vivere. Basta, chiudo tutto e torno davvero a fare la cameriera. Posso dire di averci provato, magra consolazione. Evidentemente non era il mio destino. Non lì almeno.
Ma poteva forse limitarsi a questo la merDavigliosa giornata di venerdì? Certo che no!
La mia adorata Bambina Bionda per la quale, ormai lo sapete, impazzisco letteralmente, ha passato l'intero pomeriggio a scacciarmi sull'onda del "vattene", ferendomi fin quasi alle lacrime, considerando il mio stato. Povera cara, evidentemente si rendeva conto lei stessa di quando la ZiaVale avesse i nervi a fior di pelle e non le sono piaciuta: è abituata a una versione di me molto più solare.
In serata mi si è ripresentato sulla soglia il tizio per il quale tengo il cellulare spento da più di un mese e che si è convinto di essere l'uomo della mia vita. La sua invadenza rasenta la denuncia e la mia pazienza ormai si è esaurita, proprio come me.
Sempre in serata sono riuscita a litigare con due cari amici, ripeto due, perchè quando hai una giornata di merda non sia mai che combini un danno solo! Con uno, per fortuna e per intelligenza, mi sono riappacificata, l'altro sta scegliendo la via del silenzio. C'è chi mi dice con con la media del 50% non dovrei lamentarmi, ma io non posso certo ritenermi soddisfatta.

Sul fine settimana sorvolo: dico solo che alla fine non solo mi sono lasciata convincere a partecipare a una festa di Capodanno, ma mi sono anche offerta di preparare la mia famosa pasta fatta in casa per quindici persone con prole più il tiramisù. Ho detto tutto.

Ieri mi sono resa conto che saltare ad agosto il mio appuntamento annuale dall'analista per il transfert non è stata una grande idea e che dovrò risolvere al più presto, quantomeno per scaricare un po' di emozioni e complicazioni in eccesso.

Oggi, se non fosse stato per quel paio di buoni amici che per fortuna ho, non sarei nemmeno uscita di casa. Anzi, avrei finito la mia mezza bottiglia e mi sarei addormentata da qualche parte in corridoio, tra il bagno e la camera da letto.
Devo dire che è strano: siamo così diversi, eppure così uniti. Ancora non mi capacito di come possano volermi così bene, mi sento fortunata. Ho rischiato del mio e stavolta pare mi stia andando bene.

Inoltre, Natale si avvicina inesorabilmente e io, come ogni anno, divento irascibile. Anche quest'anno, ovviamente, in famiglia. Anche quest'anno, ovviamente, parenti ipocriti. Anche quest'anno, ovviamente, auguri inutili. E tu che speri solo sia vero che con l'anno nuovo sarà nuova anche la vita e che non sia il solito pacco.



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