venerdì 19 dicembre 2008

.Emochecazzè.

E' proprio ora di finirla. Smettete di dirmi che sono drastica, che sono nevrotica e che sono psicopatica. Sono tutte cose vere e sono tutte cose che so. Il prossimo che viene a dirmi che nella vita bisogna scendere a compromessi, lo fucilo! Alla schiena, faccia al muro!
Chi mi conosce, sa come sono. Agli altri sputasentenze e arroganti non concedo nemmeno di intravedere la mia faccia.
Scendere a compromessi: puah! Ci sputo sopra. Non esiste.
Per la maggior parte della mia vita sono stata una persona tranquilla, pacifica, silenziosa. Una figlia ubbidiente, una studentessa modello, una brava nipote, un'attenta credente, un'amica fedele, una compagna comprensiva. Sono stata accomodante, sono stata intelligente, mi sono trattenuta. Mi sono contenuta nelle azioni e nei pensieri, ho fatto la cosa giusta anche quando era difficile, ho sempre evitato di creare problemi. Sono scesa anch'io a compromessi, sempre.
Ora basta. Basta, non esiste più una cosa del genere, la rinnego e la rifuggo. Le vie di mezzo, io, le ho sempre odiate. Ma mi ci ero adattata. Ora no, non più. Non serve e non basta. La buona creanza non mi ha mai ripagata e ho capito una cosa fondamentale: non avrò una seconda possibilità per esprimere me stessa e dire esattamente ciò che penso, fare esattamente ciò che sento.
I compromessi sono dannose perdite di tempo. Siamo quello che ricordiamo. Non voglio dei ricordi adattati alle situazioni, ritagliati in base a una via di mezzo. Mi fa orrore, orrore chi si reprime e trattiene, chi sgrana gli occhi e mi chiede "ma hai davvero detto così? hai davvero fatto cosà?". La risposta è sempre sì, cazzo. E' sempre Sì! Io non mi atteggio, non fingo, non faccio la splendida. Io sono splendida. Esticazzi all'arroganza, una botta di autostima ogni tanto ci vuole.
Non ho più intenzione di essere paziente, di aspettare. Cosa dovrei aspettare poi? Di finire sottoterra, di essere morta? La vita non scende a compromessi: quando è finita, non si chiede se era il momento giusto. Pensateci su, miei cari, e vedete voi se davvero sono io che esagero o se invece siete voi dei poveri repressi addomesticati alla mediocrità.
Io sono viva e in quanto tale ho diritto di esprimermi e ribellarmi. Voi vegetate pure, non mi riguardate più. Continuate ad adattarvi alle situazioni scomode, continuate a negarvi pulsioni e passioni positive, continuate ad allontanare ciò che sapete per certo può darvi la felicità. Continuate pure, procedete senza di me, anticipatemi, battetemi. Sarò io a vincere.
La felicità spaventa, conigli, vero? E' così rischiosa, è così pericoloso averla. Avere la felicità significa poterla perdere. La merda, invece, non delude mai. La merda, se peggiora, ha dalla sua il fatto di fare già schifo: come sorprendersi? Come restare di sasso? Con quale coraggio lamentarsi?
Mi dispiace per voi uomini che vi fate incastrare e per le vostre donne dalla fica di gomma; mi dispiace vedere lo spreco che fate di voi stessi, del modo in cui riuscite comunque a inseguire la vostra infelicità accampando mille giustificazioni; mi dispiace il modo in cui il "dovere" vi chiama, spesso al telefono. E credetemi, davvero, la mia non è compassione nè ipercritica. Il mio è dolore e amarezza profonda e dispiacere puro.
Quante cose vi state negando per inseguire un clichè? Non sapete forse che la vita è solo una lunga serie di esperienze? Esperienze su esperienze, che si ammucchiano, si accumulano, che si susseguono l'una all'altra, iniziano e finiscono senza tregua, senza possibilità di evitarlo. L'eternità non è parte della vita umana. Siamo effimeri in tutto, ogni cosa in noi, ogni azione, tutto quello che viviamo, ogni emozione ha un principio e una conclusione.
Una conclusione.



1 commento:

Tafano ha detto...

Sore', che hai passato?