martedì 28 luglio 2009

.Pensierino 2.

Tipica imprecazione meneghina.


(...ormai i rebbùs mi vengono così...)

sabato 25 luglio 2009

.Pensierino.

Il mio primo rebus (e confesso di essere un po' emozionata, ghghgh): parola che si usa per jastemmare.

venerdì 24 luglio 2009

.Faccio un lavoro di merda.

Da quando ho congelato la ditta, ho dovuto trovare una soluzione alternativa. Va bene, questa non è una novità. Il fatto nuovo è che da qualche mese lavoro nelle cucine di una casa di riposo per anziane che si trova all'interno di un convento di suore capuccine.
Cioè, non solo lavoro con delle cape di pezza, il che già di per sè è davvero poco edificante, ma pure in mezzo alle vecchie. Che poi non è per le vecchie in quanto tali, ma per quello cui sono costretta ad assistere ogni giorno andando avanti e indietro per i reparti. Che poi non ci passo le giornate e per fortuna non è compito mio! Ma quel poco tempo che impiego ad attraversare saettando le stanze delle moribonde è sufficiente a mettermi in subbuglio: urla, grida di angoscia e di dolore, gente che non sa più dov'è e come si chiama, persone che invocano la morte o che aspettano i parenti anche quando ormai è chiaro a tutti che non verrà più nessuno. Tutto ciò mi sconvolge, mi spaventa, mi fa male e mi fa venire voglia di morire giovane e sana, cazzo!
E, per ritrovarmi in questa meravigliosa condizione, tutti i giorni mi sparo un'ora all'andata e un'ora al ritono di macchina e con quello che guadagno non solo non vado da nessuna parte e non arrivo a fine mese, ma scendo sempre più in basso.
E per di più oggi pioveva a dirotto quando sono uscita e ovviamente ero senza ombrello e ovviamente la mia camicia era bianca e particolarmente leggera, dato che quando sono entrata c'erano 40°C all'ombra e un sole che spaccava il culo ai passeri!
Ho fatto trenta metri, dico trenta, sotto il nubifragio e sono arrivata alla macchina completamente fradicia. Che poi non è per l'acqua in sè: mi piace moltissimo camminare sotto la pioggia battente, da sempre. Non so perchè, ma mi mette allegria e mi fa venire voglia di ridere, mi fa il solletico all'anima. Comunque, dicevo: non era tanto per le pecorine nel cielo o per il fiume Hudson senza Manhattan intorno che aveva momentaneamente invaso la strada (è risaputo che i SuperMaggioli non sono galleggiano, ma nuotano pure), ma per gli ettolitri che invadevano il parabrezza del mio povero Oreste impedendomi completamente la visuale. Oggi davvero temevo di non potere più tornare a casa, mi stavo già rassegnando a morire in macchina nel parcheggio del convento, sommersa... però giovane e sana!
Già immaginavo gli articoli sui quotidiani di domani:

Giovane e promettente lavapiatti muore annegata nel diluvio mentre tenta di tornare a casa al termine di una lunga e tormentata giornata di lavoro. I ben informati affermano che persino Noè, passandole accanto con l'arca, le abbia negato asilo sottolineando la presa di posizione con un "Così t'impari a jastemmare a Ggesù, alla Maronna e al Pataterno! Puà!" e che lo Spirito Santo stesso ci abbia messo del suo, inviando la colomba a cacare sul lunotto posteriore...

E mi sono detta che il mio lavoro mi mancava troppo, che forse davvero dovrei traslocare a Varese o a Milano come dice qualche mio caro amico, che forse dovrei rintentare qualche colloquio nelle case editrici, nelle agenzie di pubblicità, bussare alle sedi dei quotidiani, fare ore e ore e ore di anticamera, presentare curriculum, chiedere ai miei vecchi contatti se ancora si ricordano di me... e mi è quasi venuto da piangere per la nostalgia.
Allora ho accostato e sono scesa dalla macchina, tanto ero già bagnata fradicia: la pioggia scendeva a raffiche violente, spinta da forti folate di vento che rendevano le gocce fredde e rigide, simili a tanti spilli ghiacciati. Ho chiuso gli occhi, allargato le braccia e sono rimasta lì a farmi colpire dal clima intemperante finchè qualcosa si è spento. Tutti i pensieri, le emozioni, le ansie, i dubbi, i ricordi e le domande, tutto quello che mi affollava si è scolorito e dissolto, come se fosse stato di carta, sotto l'effetto terapeutico della pioggia. E mi sono dimenticata di tutto: come mi chiamavo, dov'ero, cosa stavo facendo, chi stavo aspettando e perchè, e ho cominciato a ridere, ridere senza controllo, per un tempo infinito, perchè le risate sono tutte eterne, con l'acqua che mi colava giù dappertutto e che mi inzuppava i vestiti e le scarpe e mi riempiva la bocca e mi impediva di aprire gli occhi e...
- Tutto bene signorina?
Mi blocco e mi sposto i capelli fradici dalla faccia: accanto a me, un omino gentile, il fiorista di fronte al quale mi sono fermata senza nemmeno accorgermi, mi copre col suo ombrello e mi osserva tra il perplesso e il preoccupato dopo aver chiuso la sua attività. Gli sorrido.
- Sì.
Sorride anche lui, sembra quasi rasserenato. Mi porge dei tulipani bianchi "che tanto domani saranno sfioriti, se li vuole lei..." . Sì, li voglio: me li godrò per stasera, che mi importa di domani?
Salgo in macchina e torno verso casa. Penso che la vita della bohemienne non sia facile, ma sia bella e penso anche che aveva ragione Oscar Wilde: "I piaceri semplici sono l'ultimo rifugio della gente complicata".

http://www.centrointernazionaleartefotografica.org/gal.luca.ravagnan/images/Pioggia%20battente.JPG

venerdì 17 luglio 2009

.Lo so, lo so.

Avevo promesso "a breve" un romanzo online, ho creato il blog e poi... PUFF! più niente. Brutto vizio, pessima abitudine: la mia vena creativa mi ha lasciata in balia della noia T_T ... ancora... nemmeno di dipingere sono più capace, buttare giù due righe una faticaccia. Dovrei proprio imparare a suonare il pianoforte... da settembre, dai, ok.
Vorrei annunciare che ho un nuovo progetto editoriale per la testa, ma non vorrei fare come mio solito... ^_^ """

Ergo taccio -.- o ci provo almeno.

Un creativo che non crea soffre, sta male davvero, sta male tutto, dentro e fuori. La mente troppo spesso è una gabbia scomoda per il creativo.
Ci sono cose che le altre persone non capiscono: l'idea che è lì, ma non ancora non c'è. Lo senti il prurito, lo capisci che sta arrivando; la percepisci sgattaiolarti tra le meningi, nascondersi dietro al solito, al lavoro, ai pensieri più consueti, alle abitudini di sempre, ai doveri più noiosi. Quasi la intravedi fra la bolletta del gas, il frigorifero vuoto e le fusa del gatto; ma ancora non la riesci a captare, ancora ti sfugge. E resti lì, con tutti i sensi all'erta, con la testa sempre da un'altra parte, con le risposte vaghe, con l'umore pessimo, altalenante, con l'irritabilità ingiustificata, per ore, per giorni, quando va davvero male, per mesi.
E poi arriva, non si può dire inaspettatamente perchè la si è rincorsa per tutto quel tempo, ma l'idea ti coglie sempre di sorpresa, tutta insieme, tutta in una volta: un'improvvisa chiarezza disarmante, così limpida e travolgente, così presente, quasi solida, e così famigliare, come se fosse sempre stata lì. Una presenza accanto a te, l'idea.
La vedi, quasi la tocchi, sicuramente la senti, la senti dappertutto: negli occhi, nelle mani, nelle vene. La frenesia che rimbalza nella cassa toracica, impazzita: dov'è la carta? Dov'è la penna? Maledizione! Presto, presto, prima che sfugga, prima che se ne vada, che scivoli via da sotto le dita. Bisogna fermarla presto l'idea, non aspetta. Rapida, affascinante e traditrice nella sua perfezione.
E ora, eccola, nero su bianco, è lì: stavolta l'hai presa, sei stato veloce. La rileggi: parole sconnesse, senza senso, quella forse non è nemmeno la tua calligrafia. Ma è lì, eccola, ora puoi sorridere. E puoi espanderla, puoi espandere te stesso e rinascere ed essere luce abbagliante ed essere libero, senza freni, a briglia sciolta, finchè non l'hai esaurita tutta, finchè non hai sfruttato fino all'ultima goccia, come un surfista che non cade, in bilico, in scivolata, cavalcando l'energia pura con il cuore in gola e il sorriso stampato in faccia, i muscoli tesi, l'adrenalina a sostituire il sangue, senza fiato e felice.
E poi di nuovo il nulla e il tormento e la noia e l'apatia. Spiaggiato al sole cocente, fino alla prossima onda.

Insomma, quando produco, produco. Poi avviso. E non mi sgridate più.


.Delirium.

domenica 12 luglio 2009

.Gioventù bruciata.

Da brava ventenne, ieri sera dopo il lavoro mi sono occupata di truccotacco&parrucco e sono uscita direttamente dai bagni dello spogliatoio con addosso solo una spruzzatina di deodorante. E vabè, anche un vestito ovvio.
Sono passata a prendere il mio cavaliere per la serata, perchè io sono una donna moderna mica cazzi, e lui mi aspettava da una decina di minuti affacciato al ballatoio come un moderno giulietto. Romanticismo a parte, gli ho pure aperto la portiera. E vabè, da dentro la macchina.
Destinazione: spettacolo di cabaret cui ho promesso ripetutamente e ripetutamente e ripetutamente di andare ad alcuni amici. Alla fine l'ho fatto. Nostalgia nostalgia canaglia... come li ho visti, a momenti mi esce pure la lacrimuccia. Chemmerda che sono. Ho cominciato con un'irrefrenabile e sentita serie di "maciaocomestaimaquantotempoalloracomevaecceccecc?" che, per quanto sinceri, era proprio da mandarmi a fare in culo. Comunque erano contenti e mi hanno pure risposto con il solito "tucomestainoisiamoancoraquimainsommachefinehaifattoquandotorni".
Quando torni?
Ecco. Sul palco ho riconosciuto le vecchie quinte, quelle che abbiamo fatto noi, le sedie ridipinte che abbiamo usato in tutti gli spettacoli, le vecchie assi del palco... e mi è sembrato tutto così meravigliosamente famigliare. A ottobre riprendono, mi hanno chiesto per l'ennesima volta di partecipare. Fanculo, ho detto sì.
Lo spettacolo non era particolarmente brillante, anche se aveva dei buoni spunti, ma io mi sono comunque fatta venire le fiacche sulla mani per quanto ho applaudito forte. L'arte va sostenuta, mica come a certi stronzi che sembrano tutti Lina Wertmuller.
Dice: "Che fate? Noi dopo lo spettacolo andiamo a bere qualcosa qui al Fico..." emmica vuoi dire di no, è sabato sera anche per te, hai vent'anni anche tu, ti hanno detto che è estate, tu ci vai!
Ahahahahah. AHAHAHAHAHAHAH!!! AGHAGHAGHAHGGHHAGGAAAAAHH!
Il mio "cavaliere per la serata" mi ha guardata e all'alba delle 23 mi ha detto: devo studiare.
Devo studiare.
Devo studiare.
Devo studiare.
Ho riportato Cenerentolo a casa. Colpa mia, così imparo a dare retta a certi amicicicici che mi dicono a pieni polmoni "Ma Vale, uscire con un ventenne?". Eh, il cazzo è che mi scordo sempre pannolini e biberon. Colpa mia, così imparo ad ascoltare i consigli anche quando so benissimo che non devo.
Anyway, dopo aver fatto ciaociao con la manina a Cucciolo, io al Fico ci sono tornata da sola, perchè sono una donna moderna mica cazzi. Con mia grande sorpresa, ho scoperto che era in atto una festa anni 70/80 revival. Sono stata accolta da una meravigliosa strobo, la mitica palla a specchi, Rick James che cantava SuperFreak (e qui so che almeno una persona non mi crederà) e da un tizio sudatissimo che sembrava, non so se avete presente il Chiambretti Night, uno dei gemelli di italiauno, anche come taglia...
- Balli?
- Eh?!?
Mi sono nascosta dietro un CubaLibre. Apro sempre con un Cuba, sono metodica, è rassicurante. Mi sono messa ad osservare la scatenata mischia che si dimenava a ritmo di musica, o meglio, che schiacciava scarafaggi a ritmo di musica, e mi è sembrata allegra solo dopo il secondo giro. Mi sono pure messa a ridacchiare e a commentare con i cubetti di ghiaccio che facevo tentennare sul fondo del bicchiere ormai vuoto. Il cazzo è che Ciro mi fa bere gratis perchè "sei un'artista del locale e offro io, figurati".
- Ma Ciro, sono due anni che non vengo e non mi esibisco...
- Male, molto male. Ciò non toglie che sei un'artista del locale. E comunque torni, lo dico io.
That's ammore. Ma offrire da bere gratis a una senza limiti come me... mmmm... rischioso. Soprattutto se, come ieri sera, mi dimentico di essere a stomaco vuoto e mi ritrovo completamente ubriaca in tempo zero. Per fortuna l'unico che ha visto la mia patata, anzi, la mia patagraal è stato il cesso del locale. E per cesso non intendo il tizio più brutto che era presente.
Così, mentre cercavo di non cadere dai tacchi mentre zampettavo fuori dal bagno e ricordandomi improvvisamente che il mattino seguente avrei dovuto lavorare e che sono una ventenne solo part time, ho salutato tutti, ho strappato qualche contatto e ho promesso di tornare presto.
Io davvero non lo so come ho fatto a tornare a casa. Ho sbagliato strada almeno tre volte, ho preso strade contromanomo, fatto strane inversioni e ho anche seguito delle macchine solo perchè mi piaceva il colore, convinta che mi avrebbero portata fino a casa, o almeno fino alla tana del bianconiglio. No, in realtà le ho seguite perchè se mi fissavo sugli stop di quello davanti sbandavo molto meno. Però sono stata tanto responsabile da mettere gli occhiali, ché di notte senza è un delirio, ci vedo come le riprese alla cazzo di cane di Lucignolo.
La testa mi ciondolava in maniera davvero impressionante, ho anche cantato, credo, e parlato con un oggetto non meglio identificato contenuto nella borsa, abbandonata sul sedile del passeggero. Meno male che non mi ha fermata nessuno a gonfiare palloncini, che al giorno d'oggi se ti mangi un Boero sei già fuori.
Comunque alla fine ce l'ho fatta, sono arrivata a casa dei miei per recuperare il mio cane e non ho nemmeno fatto incidenti/investito qualcuno/ammaccato la macchina. Solo che, quando sono scesa dalla macchina, uau: l'alcol mi è precipitato definitivamente nei talloni ed ha rimbalzato con violenza fino al cervello. E lì ho dato il meglio di me, ma non andrò oltre col racconto, quantomeno perchè non ricordo un granchè.
Ho dormito qui, nuda e abbracciata al cane, piangendo e dicendogli che lo amavo e che lui era l'unico a non abbandonarmi mai. Perchè ieri mattina il mio psi mi ha detto che la fonte di ogni mio disagio, sono i miei genitori, che mi hanno abbandonata da sempre. Hai voglia poi di fare la ventenne e uscire a divertirti.
E stamattina mi sono alzata in orario, nonostante non avessi puntato la sveglia, per andare al lavoro, berrò il mio caffè, mi laverò la faccia da lacrime e rimmel, porterò fuori il cane e lavorerò sodo, come tutti gli altri giorni, come se niente fosse. Perchè sono una donna moderna, mica cazzi.