domenica 18 ottobre 2009

.Debito pubblico e vita privata.

Lo so, mi rendo conto che il titolo possa farvi pensare subito a Berlusconi, ma in realtà lui non c'entra niente. Non in questo caso almeno.
No, ma dico sul serio. Qui si parla di me.
No, ma davvero lui non c'entra, eh.
Il fatto è che sto seriamente pensando di affrontare l'ipotesi di chiedere alla mia banca un finanziamento. Intendo un altro finanziamento. Non me lo daranno mai, ne sono consapevole.
Ieri stavo giusto pensando a cosa potrei dire per convincere il direttore della mia filiale:
- Sa, la cifra non è poi così alta... sì, lo so, non ho beni immobili (e neanche mobili) ma in fondo sono molto giovane... magari se puntassimo su una scadenza lunga, ecco, con una rata più bassa... la prego, mi faccia questo prestito, investa su di me! E se non mantengo fede al mio impegno, mi investa!
Sono sull'orlo della disperazione, come si può ben notare. Ho seminato più puffi in giro io che Gargamella nella sua intera carriera di antagonista. Ho numerosissime orde di creditori che pregano per me, affinchè la salute mi assista almeno fino all'assolvimento dei miei debiti. Il che mi fa ben sperare. Con tutti i ceri che ho in chiesa a nome mio, dovrebbero come minimo versarmi l'otto per mille...
Il mio debito è pubblico, come accennavo nel titolo, perchè ormai praticamente tutti sanno che sono indebitata. E la mia vita è privata perchè troppi debiti e troppe spese non mi consentono di averne una.
Nonostante tutti i miei sforzi nel cercare un secondo lavoro, ancora niente. Tanti progetti, tanta voglia di fare, ma zero possibilità. Non mi ricordo più chi diceva che in Italia oggi a qualunque età si è già fuori mercato.
- ...oppure fatti mantenere: ne trovi uno e ti fai pagare tutto.
Eeeeeeeehhh???
- ...vabbè, poi al massimo lo molli.
Giuro, me l'hanno detto. Così, come io potrei dire: scusa, ma se hai la tosse, prenditi lo sciroppo. Se poi il flacone scade, al massimo lo butti via!
Il fatto è che io non ne sono davvero capace. Non di prendere lo sciroppo, intendo di farmi mantenere.
- Sì, ma un uomo che porta a casa il pane, è sempre una cosa positiva.
Ma scusate, come funziona sta cosa? Ora, questo me lo diceva come se avesse senso. Io ero in bilico fra l'inorridito e il perplesso.
- Guarda, non sono proprio il tipo che si fa mantenere. - gli ho risposto - Troppo orgogliosa e troppo diffidente: io preferisco essere autosufficiente e se un uomo ci deve essere, che ci sia per altri motivi. Non sono una mantide.
Non so se ha davvero capito. Ha insistito che fosse una cosa naturale e che con quello giusto avrei anche potuto mettermi a fare la casalinga a tempo pieno.
Eeeeeeehhh???
Sono davvero io quella strana? Qual è questa folle alchimia fra uomini, soldi e donne che io non capisco davvero? Perchè è così scontato che un uomo debba mantenere una donna? Qual è il tacito accordo? Perchè è così naturale e così dovuto agli occhi di molti? Perchè a me suona come una cosa abominevole?
Uomini considerati come bancomat. Donne considerate come prostitute salariate. Quindi tutto in regola agli occhi di tutti.
Io ti ho dato questo quindi tu mi devi quello.
Abominio.
Mah. Sarò davvero io quella strana.


2 commenti:

Tafano ha detto...

Cosa si può dire in favore della posizione "fatti mantere"? Uhm... vediamo...
Ci sono. Ecco il ragionamento infallibile: una coppia è in pratica come una famiglia, una famiglia è come una società, una società ha un'economia interna ed una estera (parliano di società sociale e non in accomandita, per azioni, atti e omissioni, non so se sono stato chiaro). Quindi c'è tutta una serie di attività necessarie che sono considerabili tutte produttive e in un certo senso economiche o monetizzabili. Una società con un'economia, appunto.
Ecco che la nostra coppia si trova a dover far fronte a determinate necessità, che noi per brevità e semplicità classificheremo come: introiti economici e lavoro domestico. Ti stanno già cascando le palle? Non è possibile; le palle non ce le hai e se ti dovessero cadere le ovaie sarebbe uno spettacolo davvero cruento e senz'altro singolare.
Dunque, dicevo, in questa famiglia-società-vattelapesca ci sono queste necessità, ergo è necessario che la popolazione (che abbiamo visto composta da una coppia, quindi due persone) si spartisca compiti atti a far funzionare il tutto. Ecco che (ma si può cominciare una frase con "ecco che"?) un componente uscirà tutte le mattine per andare a produrre il mezzo di scambio per merci e alimenti (andrà a lavorare per portare i soldini a casa) e l'altro componente rimarrà nel territorio occupato dalla società-coppia-quellocheè per soddisfare tutte le altre necessità, che come è risaputo pur lasciando maggiore libertà organizzativa sono tante e più faticose del lavoro. Suddivisione dei compiti, comune soddisfacimento delle comuni necessità, condivisione selettiva del lavoro.
Bene, ti convince questo ragionamento?
A me no, manco per un po', però è fatto bene. Fallace, contestabile, ma un bel ragionamento. E funziona, ha sempre funzionato e forse per un altro secolicchio potrà funzionare ancora. Per chi lo condivide.
Convincitene o trova altro, ma se ti senti una puttana (e tra l'altro potrei... ma no, questo è un altro discorso) è evidente che non lo condividi.
Però, ritorno a dire, è proprio un bel ragionamento.

.Shakti Shanti. ha detto...

Il tuo ragionamento può esser fatto bene, ma non è condivisibile!

Il mio ideale di società è più vicino a quello dei Bonobo...