venerdì 18 settembre 2009

.Ecco.

Alla fine chi fa da sè fa per tre. Alla mostra ci sono andata sola con io! ^_^
Ci ho messo un attimo ad orientarmi, che il politecnico è un postaccio urendo, almeno dal di fuori, poi l'ho visto! Sono entrata e mi sono ritrovata due reception, una a destra e una a sinistra, dietro cui stavano due tizi un tantino emaciati. Brrr. Al primo che mi ha fissata ho fatto cenno "di qua o di là?". Di là.
- Salve, io vorrei vedere la mostra...
- Sì, è qui.
- Sì, ok, ma non ho il biglietto: dovrei farlo.
- Ma no, ingresso libero signorina...
Stelline negli occhi! Libero, free, gratis, omaggio, regalo, manolasciachepagoio: le mie parole preferite, gh!
- Signorina, non a sinistra! L'ingresso è a destra, stava entrando dal fondo.
Sgattaiolo rapidamente dall'altra parte cercando di farmi notare il meno possibile, agile e aggraziata come un koala di marmo.
Mi sono centellinata tutte le foto una per una, mi sono goduta ogni singola parola scritta, ogni singola immagine e ogni singola emozione, tutta mia. Io, che sono per il condividere, mi sono tenuta tutto per me, ciàpa. Che poi forse è quasi meglio, non so.
Chi andrà alla mostra nei prossimi giorni (entro domenica però, eh)* deve assolutamente fermarsi ad osservare, per interi minuti, ogni singola foto. Loro c'erano, loro erano lì, loro hanno visto quale e quanto può essere davvero il potenziale delle persone che si riuniscono pacificamente. C'era una frase stupenda a tutto campo sulla prima parete entrando, a sinistra, di un color rosa shocking che uau:

"Woodstock ha dimostrato che, quando le persone si uniscono, possono sperimentare forme di libertà che sono altrimenti irraggiungibili. (Elliot Tiber)"

Credo che si riassuma tutto qui e nella foto sottostante: Woodstock vista dall'alto, una foto in bianco e nero; migliaia di persone, puntini bianchi su sfondo scuro, sembrava una galassia. Mi ha lasciata senza fiato.
E poi ce n'erano molte altre, foto di persone e persone e persone e primi piani e sorrisi e bambini e gioia e speranza. E mi sono chiesta loro dove sono? Loro cosa fanno adesso? Loro che hanno visto ciò che noi potremmo fare ed essere.
E poi mi sono commossa quando, alla fine di un filmato proiettato su uno schermo grande come tutta casa mia, è apparso Hendrix senza preavviso, suonando l'inno americano a modo suo.
- Quello è Jimi! Jimmy, Jimmyno! - ho esclamando rannicchiata in un angolo della scalinata portandomi le mani al volto che neanche un fideista di fronte ad un'apparizione a Medjugorie.
Si sono voltati a guardarmi in tre, di scatto. Blasfemi.
E poi ho deciso di non tagliarmi più i capelli finchè non tornerà la pace nel mondo perchè ho scoperto che l'ha detto John Lennon! Da!
E poi ho imparato a memoria parte della preghiera dei popoli neri, che di questi tempi mi sento un po' negretta anch'io (sì, pure se sono bianca come una muzzarella), ma non come da piccola che volevo scurirmi a tipo Eritrea perchè "se Michael Jackson può diventare bianco allora io posso diventare nera!".

"Io sono qualcuno. Io. Sono. Qualcuno. Posso essere povero, ma io sono qualcuno. Posso prendere il sussidio di disoccupazione, ma io sono qualcuno..."

E poi... è stato un lungo, piacevolissimo pomeriggio, ma una sera troppo breve. Come dice il proverbio? Carpe diem. Trote gnam.
E poi stasera tardi, stancherrima, mentre mettevo la cera e toglievo la cera dal tavolone di acciaio della cucina, il cuoco mi butta lì, spocchioso:
- 'Mbè, ma che c'hai oggi che è tutto il giorno che sorridi?
- Niente, è che non penso.
Ha fatto una smorfia. Ho continuato a sorridere e incerare (e discerare). Mi sa che non ha capito.
Non pensare. Alzarsi presto, fare footing appresso al cane, rovesciare il caffè e non avere tempo di rifarselo. Sorridere e non pensare. Restare senza acqua calda di colpo sotto la doccia, mettersi i calzini spaiati, bruciare il phon, sorridere e non pensare. Fare tutto di corsa, pagare l'affitto e le bollette, sapere per certo che nemmeno questo mese si riusciranno a saldare quei conti in sospeso, sorridere e non pensare. Salire in macchina e scoprire di essere in riserva sparata, dimenticarsi di andare a prelevare, restare a piedi per l'ennesima volta e fare l'autostop fino al primo distributore, sorridere e non pensare. Andare al lavoro, ammazzarsi di fatica, avere un collega stronzo che ti fissa e fuma, sorridere e non pensare.
Perchè sorrido? Perchè ho colto l'attimo e ho smesso di pensare. E oggi l'attimo è tutto mio, è rimasto con me per tutto il giorno.



*che fra l'altro, mi pare che domenica proiettano pure il film vero e proprio...