sabato 19 dicembre 2009

.Il medio è la risposta.

Caro Babbeo Natale, io ti odio.
Ti odio seriamente e intensamente e immotivatamente, tanto quanto amo quello stronzo che tu sai. Però fa niente.
Ti pregherei quest'anno di portarmi nulla, come al solito (anche perchè tu più che altro porti male), se non le sue labbra su un piatto d'argento. E non fare come il cacciatore ricchione di Biancaneve, che se è selvaggina io me ne accorgo subbito.
L'inverno sta finendo e un anno se ne va, sto diventando grande lo sai che non mi va?
Stai tranquillo: per l'anno nuovo ho interi gomitoli di buoni propositi. Cardati a mano, mica pizza e fichi. Ieri mi sono fatta prestare due uncinetti e i ferri da maglia, quelli grossi che faccio prima, e ho detto a mia madre:
- Stai serena.
Non ci ha creduto. Ha fatto bene.
- Valentina, lei dovrebbe mettere la testa a posto, ormai ha ventitre anni è ora che inizi a pensare concretamente al futuro senza tutti questi voli pindarici, insomma, con serietà. Costruirsi un futuro, tornare a studiare, farsi una posizione. Smettere di tentare la fuga, in generale.
"Smetti di andare nella direzione opposta e comincia a correre verso ciò che desideri veramente: tu vedi la luce e, come l'ombra, istintivamente t'allontani".
Wrong way. Come su Colin Mcrae, quando giocavo anni e anni fa, ho una scritta rossa lampeggiante di fronte. Jump ahead! Ennesimo salto nel buio.
Studiare, farsi una posizione, un futuro... ah-ah-ah! Tanto la posizione, laureati sì o laureati no, sempre quella è: prona. Prestatemi i vostri vecchi libri del liceo e studierò e avrò una cultura, ma senza pagare privatamente qualche stronzo che me l'insegni. Imparo da me, che è l'unico modo che conosco per imparare quacchecosa su carta.
Caro Babbeo e tutta la mia voglia di partire? Tutta la mia voglia di fuga in Oceania eccetera? C'è ancora. C'è tanto, tantissimo, issimo. Anche se sono cresciuta ascoltando Battisti e mi ripetevo fino alla nausea "di non sognare la Nuovissima Zelanda". Il mio amico là dice che non trovano lavoro e sono un po' alle strette: non mi sparo millemila chilometri per ritrovarmi in una situazione di merda bis. Dice che poi, dopo Natale, con l'anno nuovo, magari si spostano a sud e vedono cosa riescono a fare. Per ora è più prudente che io resti qui, ovviamente. Ok.
Come inganno il tempo nell'attesa? Potrei accettare i ripetuti inviti ad uscire col giardiniere skin, tanto per fare qualcosa? Il numero ce l'ho, non l'ho chiamato nè incoraggiato, ma continua a sorridermi anche con le orecchie. Cosa non si fa per solitudine, per raccattare un po' di contatto umano e non sentirsi totalmente isolati dal resto del mondo? Eppure non lo farò: piegarmi mi fa ribrezzo, è una debolezza peggiore dell'apatia e dell'indolenza, cui ormai sono abituata. Frangar non flectar. Sì, me lo tatuerò.
Cos'altro vuoi, caro Babbeo Natale? Guardo la mia nipotina crescere e mi dico che un giorno vorrò essere la zia numero uno, pur'anche se non siamo parenti. Vorrei che lei mi ammirasse più di ogni altra persona di non famiglia al mondo. Soprattutto, caro Babbeo, vorrei diventare una donna per cui un giorno qualunque, una mattina futura X, guardandomi allo specchio appena sveglia con le caccole negli occhi e l'alito da fogna, proverò rispetto. Una persona soddisfatta. Sono ancora una malinconica con l'aspirazione di diventare una donna felice.
Le persone che conosco sognano l'amore, anzi, l'Amore. Io no, ma mi sa che quello è perchè io amo a prescindere, in maniera stupida e struggente, tipo carta vetrata e miele.
- Io ti amo.
- Ma io no.
- Vabbè, fa niente, io ti amo lo stesso.
- Sì, ma io ti tratto male e non ti caco e non c'è speranza.
- E che differenza fa? Io ti amo per quello che sei, mica per quello che mi dai.
- Ma...
- Sì, lo so: sei ipocrita, stronzo, falso, paraculo e anche faccia di bronzo.
- Eh.
- La parte razionale di me lo sa. Ma la parte di me che ti ama è quella irrazionale, che vuoi fa?
- Sì, ma...
- Eh, niente ma. Io tutte le cose belle che vedevo in te, continuo a vederle perchè quelle ci sono al di là di quello che vivo io, quindi non c'è niente da fare. Io amo quelle cose lì, quelle cose che non dipendono nè da me nè da te, che sei fatto così. Quelle cose lì sono immutabili, e' capì?
- Quindi?
- Quindi ti amo immutabilmente, pure se non ci si caca più e tu si strunz e non mi fido. Però comunque tu mi like.
Cose idiote così. Sono fedelissima hai sentimenti inutili, io.
E cosa dire, allora? Cosa fare? Vabbè: mi informo, che sono ancora in tempo con l'età, sui finanziamenti a fondo perduto e mi apro una gelateria, poi se faccio i soldi a settembre parto e torno a maggio. Oppure apro una caffetteria con annessa libreria e mi sistemo per la vita e non parto più. Oppure apro un negozio di vestiti in società con un'amica e ogni tanto mollo tutto e me ne vado ma poi torno. Oppure mi dedico al ramo delle pompe funebri, che la gente continuerà a morire, come a mangiare e a vestirsi, che poi a me le facce tristi vengono benissimo. O magari mi apro una fattoria: mi compro una mucca, un ciuccio, tre galline, un cavallo e via. O magari potrei finalmente prendere lezioni di pianoforte/violoncello/pittura (che affiniamo la tecnica) e vivere d'arte, ahahah. Potrei diventare, chessò, un'arredatrice di tinelli, una spazzolatrice di canarini, dedicarmi al lavaggio delle pensiline del tram.
Gomitoli, interi gomitoli, come vedi. Voglia di fare ce n'è, il punto è COSA.
- Il problema è che io vorrei fare tutto, per sempre: la vita è troppo breve per essere vissuta.
- Be', magari si può fare tutto, ma non per sempre.
Questa cosa continua a girarmi in testa. La verità è che sono incapace di risolvermi, di scegliere. Come si fa a decidersi, a fare una cosa sola per tutta la vita? Io non ce la faccio, lo trovo annichilente, ho necessità di cambiamento perenne: l'immobilità mi uccide. Capossela dice che di quantità ce n'è da perdere la testa. Ed è vero. All'atto pratico, non ho i mezzi per fare niente, ma se li avessi? Se ne avessi la possibilità, cosa farei davvero? Se domani mi ritrovassi, diciamo, con in tasca 30.000,00 euri in gettoni d'oro, come li investirei? Che ne farei? Come fanno le persone a saper rinunciare?
- Ah, io comprerei la macchina nuova.
- Io li investirei per la casa.
- Io ci andrei in vacanza.
- Io li metto in banca al sicuro.
E allora sarebbe questo? E' questo? La casa, la macchina, le vacanze? Nessuno ha voglia di qualcosa di più?
- Valentì, ci sono cose che non puoi capire, ma questo è normale perchè tu sei così piena di vita che certe cose non le riesci proprio a concepire.
E allora, caro Babbeo Natale, se proprio devi venire a rompermi il cazzo anche quest'anno, fa una cosa buona: portami via un po' di vita. Suicidami un po', affettami un rene, prenditi la milza, uccidimi un polmone, va bene anche una lobotomia, un'epidurale al cervello. Donami la banalità, desideri comuni e avvilenti. Dammi del sesso da matrimonio che non ricorderò e un uomo che mi sorride infedele. Portami la voglia di sconquassarmi di parti l'utero, di inchiodarmi a quattro muri, che pagherò col sangue per il resto dei miei giorni, di prendere sempre la stessa casa in affitto al mare e non cambiare mai la station wagon. Consegnami allo spirito di abnegazione, cancella la mia voglia di fuga di fronte all'infelicità, dammi la certezza di una vita già vissuta e collaudata da migliaia di zombie prima di me, così che io possa illudermi e bearmi di una felicità che non esiste. Portami desideri che non voglio, desideri già espressi e realizzati, desideri senza fantasia nè volontà, desideri abitudinari.
Non voglio niente quest'anno, caro Babbeo Natale, proprio niente, come al solito. Solo un po' di ansia di vivere in meno.


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